Il Novecento
Al volgere del secolo l’Ateneo riacquista una proiezione internazionale e investe nella costruzione di un primo quartiere dedicato alle scienze. Dopo la battuta d’arresto dovuta alla prima guerra, durante la quale molti studenti e docenti lasciano gli studi per le armi, nel ventennio fascista proliferano i nuovi edifici: l’istituto di anatomia patologica, la clinica chirurgica, gli istituti lungo il Piovego, la mensa scolastica, la casa dello studente. Risalgono al rettorato Anti (1932-1943) le radicali modifiche nel Palazzo del Bo e la costruzione del Liviano, dell’istituto di Fisica, dell’osservatorio astrofisico di Asiago e della stazione idrobiologica di Chioggia. Negli stessi anni l’Università perde docenti e studenti, epurati perché ebrei. Come già nella prima guerra mondiale, anche nella seconda molti sono i caduti universitari: all’Ateneo, unico in Italia, viene conferita la medaglia d’oro al valor militare. Nel dopoguerra, all’ampliamento dell’offerta culturale si affianca una notevole espansione edilizia e il decentramento in altre città del Veneto. Viene creato il campus di Agripolis e, nell’area del Piovego, vengono costruiti nuovi complessi per lo studio e la ricerca. L’Università di Padova aderisce al progetto europeo Erasmus fin dalla sua prima fase, nel 1987.
